lunedì 16 febbraio 2015

Le scomunicate di San Valentino

Nell'attesa di trovare il tempo per tirare le somme sui tanti dubbi che mi assillano, e che ho illustrato nel post precedente, lascio che il blog riprenda il suo normale corso, posticipando a data da destinarsi qualsiasi decisione. Colgo l'occasione della (appena trascorsa) festa di San Valentino per andare a riscoprire un film che, a parte l'ovvietà del titolo, ha parecchio a che fare con la festa degli innamorati.
Avrei voluto uscire con questo articolo già un paio di giorni fa ma, complice una trasferta di lavoro che mi ha trattenuto lontano dalla mia città per tutto il weekend, riesco solo oggi a realizzare quelle che erano le mie intenzioni.
Ho riscoperto qualche settimana fa questa interessante rivisitazione del tema shakespeariano di Romeo e Giulietta, girato nel 1974 da Sergio Grieco, un regista che forse non tutti conoscono ma che andrebbe di diritto iscritto nella lista dei grandi maestri del nostro cinema bis. Estremamente versatile, Grieco giunge a girare "Le scomunicate di San Valentino" solo negli ultimi anni della sua trentennale carriera, dopo aver attraversato e sperimentato quasi tutti i generi, dalla commedia (memorabile "Non è vero... ma ci credo" con Peppino De Filippo del 1952) al film storico (Giovanni dalle Bande Nere, 1956) fino al poliziottesco (La belva col mitra, 1977), passando inevitabilmente per l'exploitation, come dimostra appunto il film di cui parliamo oggi.

Si narrano le vicende di Lucita de Fuentes e di Esteban Albornozma, due giovani innamorati il cui amore è vittima del feroce odio che, da intere generazioni, scorre tra le rispettive famiglie. Un tema, quello dell'amore impossibile, che, seppur usato e abusato milioni di volte, non manca ancora oggi di appassionare il pubblico, specialmente nel periodo in cui San Valentino bussa alle porte del calendario.
Verona non c'entra nulla in questo caso, come forse si è intuito dai nomi dei protagonisti. Il contesto è quello della Spagna cinquecentesca, quella degli anni terribili dell'Inquisizione, un contesto che sicuramente non è l'ideale per l'amore clandestino dei due giovani.
Incontriamo infatti Lucita tra le spesse mura di un convento, segregata per volere del padre in attesa di prendere i voti affinché i suoi "sogni di gloria" possano smorzarsi definitivamente. Esteban, dal canto suo, non è messo meglio: accusato ingiustamente di eresia, lo troviamo alle prese con i soldati dai quali, seppur ferito, riesce a fuggire. Il giovane si rifugerà presso il convento Sagrestano di San Valentino, lo stesso convento dove è rinchiusa Lucita.
Tutto facile? Nemmeno un po', perché non è solo dall'Inquisizione che i due giovani dovranno guardarsi, ma anche dalle malvagie trame di Doña Encarnacion, la Madre Superiora che, per tenere lontana la curiosità di Padre Onorio, il temibile inquisitore, dalle proprie perversioni, non esiterà a accusare Lucita dell'omicidio di una consorella.

I riferimenti alla vicenda di Romeo e Giulietta sono evidenti (anche se i titoli di testa concedono i crediti ad un racconto di Victor Hugo) ma, nel caso de "Le scomunicate di San Valentino", i nostri eroi si trovano immersi in un universo di tutt'altro tipo, molto meno virginale dell'originale shakespeariano. Esteban e Lucita sono immersi in un puro universo "nunsploitation" nel quale gli ideali romantici lasciano spesso il posto all'erotismo, più o meno accentuato, delle attività saffiche che avvengono segretamente tra le mura del convento. Un erotismo, nel caso della pellicola di Grieco, che però si discosta da quello canonico, apparendo in più di un'occasione molto morbido e secondario rispetto alla trama principale. Non mancano tuttavia grandi scene di abusi e torture, tra le quali spicca una "istruttiva" punizione a suon di frustaste riservata a una sorella "indemoniata". Il virgolettato sulla parola "istruttiva" è d'obbligo perché non è dalla tecnica di tortura, tutt'altro che originale, che l'attenzione dello spettatore viene catturata, quanto dalla rivelazione del male (aspetto che oggi appare ovvio, ma che poteva non esserlo all'epoca).

Se state cercando un'ondata di depravazione sessuale tra suore non è quindi questo il film che fa per voi. "Le scomunicate di San Valentino" è gradevole, ben ritmato, e beneficia della presenza di una Jenny Tamburi, nel ruolo di Lucita, all'apice della sua bellezza.
Viene spesso però a mancare la logica ne "Le scomunicate di San Valentino". La sceneggiatura e il montaggio fanno acqua da tutte le parti e questi sono gli aspetti che rendono il tutto, nel suo complesso, difficile da promuovere a pieni voti. Si passa, per esempio, dal giorno alla notte (e poi ancora al giorno) nel giro di poche inquadrature, vi sono ovunque ambienti inspiegabilmente illuminati a giorno (incluse le segrete) e si è testimoni del bizzarro fenomeno che vuole che suore murate vive, nel momento in cui vengono sopraffatte dalla sete, possano trovare sollievo nel lesbismo.

La narrazione, lenta ma accurata nella prima ora, prende decisamente una brusca accelerazione nel finale, dove tutto sembra volersi risolvere il più velocemente possibile. Le già citate suore, una volta murate, vengono liberate nel giro di pochi minuti (il che rende ancora più inspiegabile il loro comportamento). Ma è soprattutto Esteban il personaggio che più di ogni altro dà da pensare: sebbene la sua figura nasca per rappresentare quella dell'eroe romantico perdutamente innamorato della sua principessa, egli non pare pensarci troppo sopra quando, a metà del film, decide di infilarsi tra le lenzuola di un'infoiata Doña Encarnacion. Si tratta di un clamoroso twist? Niente di tutto questo: Esteban, un istante dopo l'amplesso, torna ad essere un cavaliere senza macchia e senza paura, mettendo a rischio la propria vita per la salvezza della sua amata.
Il finale è in cima alla classifica dei finali più patetici della storia del cinema ma, fortunatamente, a quel punto la maggior parte degli spettatori ne ha sicuramente già abbandonato la visione.

11 commenti:

  1. Un Romeo e Giulietta un po' porcellino...
    Appena parli di suore di clausura, trac! salta fuori il lesbismo come fosse niente, e che tra l'altro è lenitivo contro la sete. :)
    Non mi sembra che tu abbia apprezzato molto la pellicola, che comunque mi sembra infarcita di una sfilza di luoghi comuni lunga così.

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    1. Il nunsploitation è proprio questo: suore che fanno di tutto fuorché quello per cui sono pag.. ehm.. votate. Se l'ho apprezzato? Dicimo che è stato meglio di molti altri. Perlomeno un tentativo di inserirci una trama c'è stato.

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  2. Dal titolo ero convinto al 100% di averlo visto, ma dopo aver letto la trama e visto le immagini che hai postato non ne sono più così sicuro.
    Comunque che i conventi siano stati luoghi di grande attività sessuale - lesbo e etero - non è un'invenzione della nun-exploitation ma una realtà storica.

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    1. Hanno fatto migliaia di film ed è facile confonderne uno con l'altro. Sulla nunsploitation come realtà storica ci sarebbe da scrivere un intero post.. anche se magari non qui.

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    2. Il punto è che ormai nei miei film mi ci perdo ancora di più che nei libri che ho in libreria. Comunque la catalogazione è in corso d'opera e prima o poi salterà fuori anche questo, ne sono certo.

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    3. Mi stai dicendo che ha talmente tanti film che hai perso il conto di quelli che hai? Wow!

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    4. Quando avrò terminato la catalogazione, ti farò sapere il numero ^^

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  3. Vedo 15 like... mi sembra segno che il blog gode in fin dei conti di buona salute.

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    1. Non faccio mai caso al numero dei like perché, come sai, se ne possono mettere a centinaia su G+ senza necessariamente visitare alcun blog....

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  4. Ahhhh... la vicenda mi ha incuriosita di per sè, ma ancora di più le tue osservazioni critiche su montaggio, luci, inquadrature e sequenze disconnesse. Devo vedere a questo punto! Mi metto di impegno sperando non sia di difficile reperibilità.

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    1. L'illuminazione risponde ai canoni di quegli anni: oggi nessuno si sognerebbe di illuminare a giorno ambienti che, per logica, dovrebbero essere completamente bui o perlomeno in penombra. Sul montaggio, sui dialoghi e su certe soluzioni di regia ci sarebbe molto da discutere ma bisogna anche tenere presente che i mezzi furono evidentemente molto limitati. Non dovrebbe essere difficile recuperare questo film: io stesso l'ho trovato da non molto...

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