lunedì 25 agosto 2014

A cena col vampiro

Grande evento oggi su Obsploitation! Chi ha avuto modo di leggere i commenti in coda al post precedente avrà di sicuro già intuito di cosa si tratta. Ebbene il blogger itinerante Marco Lazzara, conosciuto anche come il ronin della blogosfera, si unisce a questo carrozzone per offrirci la sua personale visione di uno tra i film forse meno noti di Lamberto Bava.
Docente di Chimica e scrittore di racconti, il nostro Marco Lazzara è autore della raccolta "Incubi e Meraviglie" che colgo l'occasione di citare (e di linkare) per ringraziarlo, sebbene in proporzione non abbastanza, per aver dedicato qualche ora del suo prezioso tempo a (ri)guardarsi questo filmaccio e a scriverci pure qualcosa in proposito. Grazie infinite, Marco!
Ammetto che ci vuole fegato per intraprendere la visione di "A cena col vampiro" sapendo esattamente di che morte si finirà per morire. Personalmente conoscevo questo film per averlo visto secoli addietro e, se devo dirla tutta, sono anche un invidiato possessore del DVD originale, particolare questo per cui, a partire da stasera, sarò irriso da tutti i visitatori del blog. Anzi, se proprio devo dirla tutta, possiedo l'intero cofanetto "Brivido giallo", citato da Marco nel suo articolo, contenente il peggio del peggio di Lamberto Bava. Se avevo delle vaghe speranze di venderlo in blocco a cinque euro su ebay... beh...  da stasera tali speranze sfumeranno definitivamente ed io dovrò in un modo o nell'altro farmene una ragione. Ma basta ciarlare. Lascio la parola al buon Marco Lazzara che vi prenderà per mano e vi porterà.... a cena col vampiro!

lunedì 18 agosto 2014

La sanguisuga conduce la danza

Avete presente quei vecchi horror gotici italiani, molto popolari negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta? Quei vecchi film talmente affascinanti che sembrano non invecchiare mai e che ebbero tra i suoi massimi interpreti cineasti del calibro di Riccardo Freda (I vampiri, 195), Renato Polselli (L’amante del vampiro, 1960), Mario Bava (La maschera del demonio, 1960) e Antonio Margheriti (Danza Macabra, 1964)? Era un tipo di film le cui trame si svolgevano accarezzando, chi più chi meno, tutta una serie di stereotipi che ne permettevano rapida l’identificazione nel genere (e in questo caso il mio uso del termine stereotipi è tutt’altro che negativo).
Solitamente c’era un eroe/nobiluomo di mezza età, possibilmente di bell’aspetto ma non troppo. C’era naturalmente un castello arroccato in cima ad un luogo inaccessibile, come per esempio una scogliera. C’era il ricordo di una storia familiare tragica, spesso caratterizzata da morti violente o suicide. C’era una dama misteriosa che si aggirava per le stanze del castello, spesso più di una, il cui fascino finiva inevitabilmente per stregare il nobiluomo di cui sopra o un suo occasionale ospite. Sporadicamente c’era un ritratto sopra il camino raffigurante una nobildonna, morta secoli prima, dall’impressionante somiglianza con la dama già citata. Facevano da contorno tutta una serie di vari personaggi opzionali, dal maggiordomo tenebroso al giardiniere misterioso, dalla governante goffa alla giovane ancella di cui non si capiva mai bene la funzione reale nell’economia del film.