venerdì 2 gennaio 2015

Morte sospetta di una minorenne

In questi giorni a cavallo tra una festività e l'altra, mentre il blog di riferimento The Obsidian Mirror si gode qualche giorno di meritato riposo, Obsploitation va avanti per la sua strada, imperturbabile alla tentazione di panettoni e spumanti. La logica di questo "piccolo blog di provincia" si discosta nettamente da quella tradizionale che caratterizza il blog principale e, con esso migliaia di altri blog sparsi un po' ovunque. Obsploitation si concede solo un piccolo provvisorio cambiamento nel banner che durerà giusto lo spazio di questo breve post, il primo del 2015. Un giorno chissà le cose cambieranno anche da queste parti, ma per il momento, finché si (soprav)vive di pochi post e di pochi lettori, non c'è ragione per soffermarsi troppo sul Natale e su faccende legate al calendario.
Oggi andiamo alla riscoperta di un vecchio e dimenticato film di Sergio Martino, un film che di sicuro non si può presentare come uno tra i suoi più riusciti, ma che, nel bene o nel male, non può mancare nella collezione di chiunque abbia, anche solo parzialmente, amato il cinema del regista romano.
Datato 1975, "Morte sospetta di una minorenne" vede la luce in uno dei periodi più floridi, nel bene e nel male, per il cinema di genere: il 1975 è stato infatti l'anno in cui Dario Argento presentava il suo "Profondo Rosso", l'anno in cui Pasolini presentava il suo "Salò o le 120 giornate di Sodoma", ma anche l'anno di grandi boiate come "La sanguisuga conduce la danza", recensito (e fatto a pezzi) qui su Obsploitation la scorsa estate.

Come si inserisce questo "Morte sospetta di una minorenne" in questo scenario? Diciamo che è un film che sta più o meno nel mezzo e, mentre lo scrivo, sospetto che il mio giudizio sia forse troppo generosamente virato verso il positivo dall'ammirazione per ciò che Sergio Martino aveva girato sino ad allora. Un giallo? Un thriller? Un poliziesco? Un film di denuncia sociale? Una commedia? Un film comico? Un film demenziale? Niente di tutto questo... anzi no... "Morte sospetta di una minorenne" è paradossalmente un po' di tutto questo. Un enorme minestrone di generi che, presi uno per uno, hanno il loro senso ma che, buttai e mescolati nella stessa pentola perdono completamente di efficacia. Tutti contenti? Direi piuttosto tutti scontenti. Scontento è l'appassionato di gialli, che vede solo vagamente l'ombra di un brivido. Scontento l'appassionato di polizieschi, che vede il suo eroe ridotto a macchietta, scontento l'appassionato dei film comici che solo a sprazzi riesce ad abbozzare un sorriso.

Siamo in una Milano grigia e cementificata dagli anni del boom economico, e dove la malativa muove nell'ombra i fili della droga e della prostituzione, una giovane ragazza (Marisa, interpretata da Patrizia Castaldi) viene assassinata da un misterioso, quanto trashissimo, individuo con gli occhiali a specchio. Verrà ben presto alla luce un intricato sistema di reclutamento di minorenni da avviare alla professione più antica del mondo, attraverso quello che ufficialmente è un ufficio di collocamento per collaboratrici domestiche. Il commissario Paolo Germi (Claudio Cassinelli) che già era sulle tracce dei malviventi, si ritrova con un cadavere scomodo del quale, in parte, sente la responsabilità. Inizia un'indagine tutt’altro che semplice, che finirà per coinvolgere grossi nomi della finanza milanese. Dovendo agire in borghese, per non mettere in imbarazzo il suo ufficio con i suoi metodi poco ortodossi, il commissario Germi troverà un alleato in Giannino uno sgarruppato scippatore interpretato da Adolfo Caruso.

Come era ampiamente uso in quegli anni il termine "minorenne" nel titolo del titolo del film funzionò da calamita, trascinando al cinema migliaia di appassionati di nudità virginali (oggi li chiameremmo in altro modo). In realtà nessuna delle attrici era effettivamente minorenne, se non la più giovane, Barbara Magnolfi (volto che rivedremo due anni più tardi in "Suspiria") che nel 1975 aveva vent'anni e che, sebbene tecnicamente fosse ancora minorenne ai tempi delle riprese, non lo era già più nel momento dell'uscita in sala del film (proprio in quei mesi infatti entrò in vigore in Italia la legge che abbassava la soglia della maggiore età da 21 a 18 anni, trasformando di fatto la minorenne del titolo in una ex-minorenne). Una beffa per chi, regista, sceneggiatore o produttore che fosse, aveva pensato di poter in qualche modo cavalcare l'onda dei precedenti "La minorenne" (di Silvio Amadio), "La nipote" (di Nello Rossati) e "La cugina" (di Aldo Lado), tutti del 1974 e tutti a loro volta eredi di quel "Malizia" di Salvatore Samperi, datato 1973, che ad oggi rimane unico e ineguagliabile nel suo genere.

Unico e ineguagliabile invece proprio non è, nemmeno lontanamente, questo "Morte sospetta di una minorenne". Mentre lo si guarda non si fa altro che rimpiangere il Sergio Martino giallo de "Lo strano vizio della signora Wardh" (1971), de "Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave" (1972)" e de "I corpi presentano tracce di violenza carnale" (1973). Ma si rimpiange anche il Sergio Martino poliziottesco di "Milano trema: la polizia vuole giustizia" (1973). E allora a cosa serve "Morte sospetta di una minorenne"? Probabilmente a nulla. Probabilmente è solo un esperimento riuscito male, danneggiato da un'autoironia per certi versi eccessiva (la malavita organizzata, il commissario che agisce da solo, sono solo le caricature di se stesse).

Rimane un vago sottotesto sociale, che qualcuno ha interpretato come una denuncia al preoccupante diffondersi della prostituzione minorile (piaga di cui già si parlava all'epoca) o al solito cliché della polizia corrotta, controllata dalle banche e dalla politica.
Personalmente, non me ne voglia l'interessato e non me ne vogliano i sui fans (che sono davvero tanti), ritengo che dei sottotesti sociali, a Sergio Martino, non gliene sia mai potuto fregare di meno. Sergio Martino è un grande regista che si è sempre adattato ai tempi, che ha sempre seguito attentamente la direzione della corrente. Altro che film di denuncia. Basta dare una rapida occhiata alla sua filmografia per rendersene conto: un inizio stratosferico, negli anni Settanta all'insegna del giallo e del poliziottesco, con i titoli citati poche righe fa; quindi un decennio intero trascorso a realizzare, ancora con grandi risultati, una serie incredibile di commedie esilaranti; una terza fase, iniziata sul finire degli anni Ottanta e che continua ancora oggi, dedicata infine alla produzioni televisive, sulle quali stenderei, se me lo permettete, un velo pietoso.
Che altro dire? Da appassionato del genere giallo anno Settanta storco il naso quando qualcuno me lo maltratta ma, datemi retta, quando è il regista del film cult "L'allenatore nel pallone" a farlo, allora mi sta anche bene. 

12 commenti:

  1. Questo mi manca, ma da come ne parli mi sembra un po' il tramonto prematuro di ogni genere. L'operazione calderone è stata trattata anche in Avere vent'anni (che contiene tutti i sottogeneri o quasi del cinema italiano), ma lì per me è riuscita alla perfezione.
    Questo, dunque, lo eviterò. E riguarderò Milano trema.

    Moz-

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    1. Il tramonto prematuro di ogni genere. Hai colto in pieno la questione (e hai pure usato le parole che cercavo ma che non trovavo). Milano trema è di sicuro una scelta più oculata.

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    2. Anche perché è un poliziottesco che spacca il culo sul serio! :)

      Moz-

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  2. Aver visto troppi film nella propria vita ha dei vantaggi e degli svantaggi. Solo quelli più memorabili si stagliano nitidi, gli altri entrano a far parte di un magma informe. Questo sembra appartenere al secondo caso; dovrei rivederlo per poter dire qualcosa. Comunque, casomai tu avessi dei dubbi io sono un fan di Sergio Martino. Un po' di tempo fa mi sono anche rivisto, dopo anni, quel delirio totale che è 40 gradi... ahahah!

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    1. Non è così raro essere fan di Sergio Martino. Al di là dei gialli e dei poliziotteschi, sono anch'io uno di quelli che non si tira indietro di fronte a certi suoi cult comici come il citato "Allenatore nel pallone" .. e detto da me che, se mi chiedono di andare a vedere un film comico, di solito me ne vengo fuori col certificato medico...

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    2. Per la verità, fino all'Allenatore nel pallone non ho osato spingermi. Pensavo che quaranta gradi fosse un limite invalicabile... ;D

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    3. Pensa che quel film è uno dei pochi di cui conosco tutte le battute a memoria. Non un film... è di più... è una dipendenza!

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  3. Non avevo fatto caso al nuovo bannerino....
    Solo temporaneo? ;)

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    1. Assolutamente temporaneo. Come essere altrimenti? Anzi, ti dico di più: lo tolgo adesso.

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  4. Scopro qui sempre dei titoli interessanti. Anche questo mi manca e mi intriga.

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    1. Davvero non speravo di riuscire ad intrigare qualcuno con questo film. Grazie.

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