Il film in questione, a quanto riferì il suo autore, doveva essere una specie di adattamento del romanzo “Les chants de Maldoror”, un caposaldo della letteratura maledetta dell’ottocento scritto da Isidore Ducasse, in arte Conte di Lautréamont, in cui le vicende, ossessive e crudeli, sono rese senza freni, liberamente, in un’apoteosi continua di sesso e blasfemia. Sul romanzo spesi qualche parola in più in uno dei vecchi post pubblicati sul mio altro blog, per cui è là che vi rimando. Oggi qui parliamo del film.
Ma parlare del film è praticamente impossibile senza “prendere a prestito”, qua e là in questo post, ciò che ne ha già scritto Nocturno. La verità è che non solo Maldoror è un film che non ha mai visto nessuno, ma è anche un film che probabilmente non è nemmeno mai esistito. Tutto è mistero attorno a Maldoror. Il titolo stesso potrebbe addirittura non essere davvero “Maldoror”, visto che diverse volte, parlando di Maldoror, sono stati usati titoli alternativi come “Il Dio selvaggio”, “Il Dio Malvagio” o “Blue ecstasy”. L’anno in cui è stato girato Maldoror? Il 1975. O forse il 1979. Il luogo dove è stato girato Maldoror? La Turchia, o forse era più semplicemente la periferia di Roma. L’unica cosa certa era l’identità dell’uomo dietro la macchina da presa.
Davide Pulici così scrive nella presentazione del primo dossier “Misteri d’Italia” (Giugno 2006): “Ho concepito questo dossier sostanzialmente come un pretesto per tornare a parlare di Maldoror di Alberto Cavallone. Cosa che non deve lasciare stupiti perché – in buona sostanza – è così che nascono i nostri speciali: uno si fissa su qualcosa che lo interessa – se si tratta di “ossessione” è meglio – e finisce per costruirci attorno tutto il resto. […] Dunque, qualche tempo fa, una congiuntura favorevole aveva fatto sì che il recupero del film “perduto” di Alberto cominciasse a non apparire più una cosa tanto implausibile. In buona sostanza, si era giunti a identificare dove giacerebbero – brutto verbo, in latino lo si utilizza per indicare i morti, i cadaveri – dei non meglio precisati materiali di Maldoror. La composizione di questo dossier è quindi proceduta, in me, nel corso degli ultimi mesi, con la parallela speranza – l’utopia – di poter finalmente annunciare che l’opera di Cavallone ancora esisteva e che forse sarebbe stato possibile, presto o tardi, capire se i racconti dei pochi elù che all’epoca ebbero modo di vedere il film, avessero o meno ragione nel definirlo un capolavoro. Il capolavoro di Alberto Cavallone…”.
Davide Pulici parla di ossessione. Un’ossessione che non poteva non contagiare tutti i suoi lettori che, nel corso degli anni, attendono ogni mese l’arrivo di eventuali aggiornamenti. Avrà il nostro mitico redattore trovato qualche altro indizio? Qualcosa che ci possa far sperare in un recupero del film perduto di Cavallone? Un’ossessione giustificata, che va ben al di là del semplice recupero di una pellicola scomparsa. Laddove c’è un mistero, è giusto che ci sia qualcuno che cerchi di farvi luce, e che continui ininterrottamente nelle ricerche nonostante i risultanti non siano quasi per nulla premianti. Nel lungo articolo che Pulici dedica al film nel dossier “Misteri d’Italia” si riportano i risultati della sua lunga ricerca e si pubblicano alcune foto che si presume siano state scattate durante le riprese. Tentare di immaginare cosa fosse davvero Maldoror è possibile grazie all’intervista che Davide Pulici ottenne da Alessandro Cariello, il direttore della fotografia: “In mezzo a una strada della periferia i macchinisti stesero un telo bianco. Dovevo inquadrare quel telo “senza sforare” come si dice nel gergo cinematografico, cioè senza inquadrare l’impalcatura di sostegno del telo. Quando il film iniziava, sullo schermo si aveva l’effetto che il proiezionista avesse acceso il proiettore e non avesse ancora avviato la pellicola. Non c’erano titoli né alcun tipo di grafica. Il telo veniva lacerato da un crocefisso che teneva un prete alla testa di una processione (il crocefisso, non molto nitidamente, riproduceva un pene sulla cui punta era posta una lametta da barba). Alberto voleva dire che lo schermo era un imene da deflorare per far entrare il suo racconto filmato. Per cui, vedendo il film, si aveva l’effetto che lo schermo del cinema venisse tagliato...”
Davide Pulici parla di ossessione. Un’ossessione che non poteva non contagiare tutti i suoi lettori che, nel corso degli anni, attendono ogni mese l’arrivo di eventuali aggiornamenti. Avrà il nostro mitico redattore trovato qualche altro indizio? Qualcosa che ci possa far sperare in un recupero del film perduto di Cavallone? Un’ossessione giustificata, che va ben al di là del semplice recupero di una pellicola scomparsa. Laddove c’è un mistero, è giusto che ci sia qualcuno che cerchi di farvi luce, e che continui ininterrottamente nelle ricerche nonostante i risultanti non siano quasi per nulla premianti. Nel lungo articolo che Pulici dedica al film nel dossier “Misteri d’Italia” si riportano i risultati della sua lunga ricerca e si pubblicano alcune foto che si presume siano state scattate durante le riprese. Tentare di immaginare cosa fosse davvero Maldoror è possibile grazie all’intervista che Davide Pulici ottenne da Alessandro Cariello, il direttore della fotografia: “In mezzo a una strada della periferia i macchinisti stesero un telo bianco. Dovevo inquadrare quel telo “senza sforare” come si dice nel gergo cinematografico, cioè senza inquadrare l’impalcatura di sostegno del telo. Quando il film iniziava, sullo schermo si aveva l’effetto che il proiezionista avesse acceso il proiettore e non avesse ancora avviato la pellicola. Non c’erano titoli né alcun tipo di grafica. Il telo veniva lacerato da un crocefisso che teneva un prete alla testa di una processione (il crocefisso, non molto nitidamente, riproduceva un pene sulla cui punta era posta una lametta da barba). Alberto voleva dire che lo schermo era un imene da deflorare per far entrare il suo racconto filmato. Per cui, vedendo il film, si aveva l’effetto che lo schermo del cinema venisse tagliato...”
L’intervista, nella sua interezza, è consultabile su sito di Nocturno, precisamente seguendo questo link.
Ma è con il secondo dossier “Misteri d’Italia” (Maggio 2007) che Nocturno fa il botto, proponendo la sceneggiatura di Maldoror ritrovata grazie a Gianni Garko, uno dei attori che partecipò alle riprese. Dal lungo articolo, a firma Manlio Gomarasca, è già possibile tentare un passo avanti. La sceneggiatura, così come le testimonianze di attori e tecnici darebbero quasi per certa, non solo l’esistenza stessa di Maldoror, ma anche una sua proiezione, pare l’unica, avvenuta in Turchia nel 1975. Apro parentesi. Singolare il fatto che nella sceneggiatura c’è una scena che viene così descritta, “alcuni buoi vengono macellati e dalla carcassa di uno di essi fuoriesce una donna completamente nuda, che comincia a lottare con un’altra ragazza”: è questa una scena che Cavallone sembra aver preso da quella, quasi identica, che appare nel finale di “Flavia la monaca musulmana” (1974) di Gianfranco Mingozzi (un altro supercult di cui spero di riuscire a parlare presto o tardi sul blog). Chiudo parentesi.
La ricerca continua e nuovi tasselli vengono aggiunti nel terzo dossier “Misteri d’Italia” (Maggio 2008): nel settembre 1979 sembrava essere pronto per uscire nelle sale un film di Cavallone con il titolo provvisorio di “Blue Ecstasy”, probabilmente un’operazione di montaggio del girato originale del 1975 con del nuovo materiale, questa volta hard. Probabilmente fu l’estremo tentativo di Cavallone di presentare la sua opera, tentando addirittura la strada delle sale a luci rosse, pur di non lasciare nulla intentato. Nemmeno “Blue ecstasy” però vide mai la luce e, ancora una volta, un grosso punto interrogativo chiude momentaneamente il discorso. Il quarto dossier “Misteri d’Italia” (Marzo 2011) aggiunge ben poco, se non un’interessante intervista ad una delle protagoniste femminili, Maria Rosaria Riuzzi, che in chiusura di articolo sostiene che sia un ”peccato che Maldoror non sia mai uscito: avrebbe fatto discutere”.
Personalmente la vedo in maniera completamente opposta. Maldoror fa discutere perché è innanzitutto un film scomparso, anzi, è IL film scomparso per eccellenza. Se un giorno una copia di Maldoror dovesse saltar fuori, da qualche archivio, da qualche cantina, dal salotto di un collezionista, chi ci potrà mettere al riparo dalle delusioni? Con cosa ci ritroveremmo se dovessimo renderci conto che Maldoror non è quel capolavoro annunciato? Cosa se scoprissimo anzi che è una boiata? È affascinare aggiungere tasselli, uno dopo l’altro, ma non c’è davvero nessuna fretta di raggiungere il traguardo. E sono sicuro che la redazione di Nocturno su questo è d’accordo con me, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui il documentario “Maldoror: il mistero”, per volontà delle stesso Davide Pulici, sia destinato a divenire anch’esso un film raro e scomparso.
Eccomi qui, sono un lettore di Nocturno Cinema da anni (ormai una decina abbondante!) quindi so benissimo di cosa parli e anche io ho seguito in questi anni l'iter dei Misteri d'Italia che hanno portato nuovi tasselli su questa oscura opera... inutile dire che il mio sogno sarebbe proprio quello di vedere questo Maldoror.
RispondiEliminaPensa, in un racconto a puntate sul Moz o' Clock che pubblicai ormai sette anni fa... le bobine di Maldoror furono ritrovate in un cinema... questo per farti capire quanto questa vicenda mi abbia preso da sempre ;)
Ma hai ragione... la ricerca è più interessante del traguardo...
Che i Canti di Maldoror veglino sempre su di noi, fratello del cinema bis ;)
Moz-
Lieto di scoprirti lettore di Nocturno, fratello del bis! Personalmente, come dicevo nel post, non sono sicuro di voler vedere un ritrovato Maldoror. Le aspettative si sono talmente ingigantite che qualunque cosa non potrà che rivelarsi una delusione.Davvero avevi scritto qualcosa sul tuo blog? Fammi vedere... trovato! Si chiama "Misto unico", no?
EliminaSì, è quello... ma è un racconto in 10 episodi in cui c'è solo una piccolissima citazione di Maldoror (e Sortilegio, mi pare).
EliminaLa storia non parla di film, ma comunque presto la rimetterò in sesto, correggendo errori e cazzate dell'epoca ;)
Tornando al film, so bene che potremmo restarne delusi, però... doveva essere potente, eh! Hai ragione, mh, forse è meglio non recuperarlo mai...
però... :)
Moz-
Allora aspetto che lo sistemi ^_^
EliminaSarà fatto a breve! ;)
EliminaViva Cavallone ;)
Moz-
Beh, non potevi inaugurare con un post più esemplare questo tuo nuovo spazio. Pure io ho letto per anni "Nocturno" (se hai notato in molti miei post ho citato alcuni interventi di Pulici e Bruni) e lo preferivo di gran lunga al formato attuale, quando i mitici dossier erano separati e si potevano conservare, potendoti così creare col tempo una sorta di enciclopedia specifica su quel cinema. Naturalmente ho sempre seguito anche con grande interesse questo mistero su "Maldoror" (ho letto anche il delirante libro di Ducasse), ed è stato grazie all'ossessione di Pulici che poi mi sono avvicinato alle altre pellicole di Cavallone ("Spell: dolce mattatoio", continuo a considerarlo il suo capolavoro - concreto ;), forse il più vero "surrealista" italiano; il nostro regista che più si è avvicinato a visionari come Jodorowsky e Arrabal. E a proposito di quest'ultimo, nel trailer qui sopra si vede una donna che sguazza nel sangue di un bue: la scena è tratta da "Viva la Muerte" che Arrabal girò nel 1971. Anche "Flavia" comunque è un grandissimo film, è vero, e se in futuro ne scriverai due righe sarò felicissimo di leggerti.
RispondiEliminaQuei dossier, separati com'erano un tempo, erano meravigliosi. Come giustamente hai detto, erano delle vere enciclopedie da conservare, riprendere di tanto in tanto e andarsele a leggere al cesso o sotto le coperte. Che meraviglia! Seppure sempre di alto livello, i dossier integrati nella rivista hanno perso parte del loro fascino originale. Vuoi mettere una rivista con un Fulci, un D'Amato o un Visconti (quello meno famoso) in copertina invece dei soliti, insopportabili, Pacific Rim o Clash of the Titans? Vabbè. Pazienza. Ce lo facciamo andare bene. D'altra parte in giro non c'è nulla di nemmeno lontanamente paragonabile a Nocturno.
EliminaCavallone era forse un genio. Non lo so. Più inespresso che incompreso. C'erano delle potenzialità ma pellicole come "Blue Movie" qualche dubbio lo lasciano. "Spell: dolce mattatoio", confermo, è stato largamente il suo lavoro più ispirato. Un film coraggioso come pochi.
P.S.: Grazie per la dritta su Arrabal: vado a subito a cercarlo.
Bell'inizio col botto OB! :) Un post dedicato non solo a un possibile grande film perduto, ma anche a un nostro grande regista dimenticato. Il Maldoror di Lautréamont è poi uno dei fili conduttori del mio romanzo Shaula (che spero di riuscire a pubblicare presto).
RispondiEliminaTra i film che ho visto di Cavallone voto anch'io per "Dolce mattatoio", che ho però nella mia collezione con il titolo "L'uomo, la donna e la bestia", dovuto alla necessità di sfruttare l'onda di popolarità del film "La bestia" di Borowzyck (l'avrò scritto giusto?).
Dolce mattatoio, rispetto al titolo alternativo, è la soluzione che preferisco. Ma d'altra parte, volendo rivolgersi ad un pubblico più grande dei quattro amici del circolino, certe scelte sono quasi obbligate. In bocca al lupo per Shaula!
EliminaGrazie e crepi il lupo (animale che però mi è utile, tanto spesso ricorre, e ricorrerà, nei miei post)!
EliminaAnche io preferivo il vecchio format di Nocturno con i dossier separati dal corpo della rivista, comunque quello di Maldoror misa resterà un mistero per anni.
RispondiEliminaE forse è meglio così, dopotutto abbiamo bisogno di misteri.
Abbiamo bisogno di misteri, è vero. La vita darebbe così noiosa se non ci fosse nulla da scoprire....
EliminaAh! Il primo post!
RispondiEliminaTecnicamente il secondo.... eheheh
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