venerdì 7 agosto 2015

Immacolata e Concetta, l'altra gelosia

Un post singolare per Obsploitation quello di oggi. Perché singolare? Perché una volta tanto oggi cerchiamo di stare alla larga dalle boiate e ci tuffiamo direttamente nel cinema d’autore, quello vero, quello che meriterebbe ben più di un articolo su un piccolo blog che non legge nessuno. Una singolarità, quella di oggi, che mi piacerebbe non rimanesse tale, ma questo è decisamente un altro paio di maniche.
Siamo dalle parti di Pomigliano d’Arco, città natale di Salvatore Piscicelli, colui al quale dobbiamo l’esistenza stessa di questo “Immacolata e Concetta: l’altra gelosia”, piccolo gioiello datato 1979 e premiato, nello stesso anno, con il Pardo d’Argento al festival di Locarno. Perché partiamo proprio da Pomigliano d’Arco? In primo luogo perché Salvatore Piscicelli, regista oggi praticamente (e ingiustamente) sconosciuto, ha dedicato ampi tratti della sua carriera registica alla sua terra e alle sue contraddizioni, beneficiando nelle sue pellicole di volti da questo punto di vista davvero caratteristici quali quelli di Ida Di Benedetto, Marcella Michelangeli, Marina Suma e Tony Esposito. In secondo luogo perché Pomigliano d’Arco è anche la location nella quale si muovono le due protagoniste della vicenda di cui proverò a parlarvi oggi. Immacolata e Concetta: due donne che a causa di alterne vicende conosceranno il carcere, s’incontreranno e s’innamoreranno. È la cronaca di un amore lesbico dai contorni molto delicati, un amore felice finché rimane racchiuso fra quattro mura, perfetto nella sua condizione intima e privata, ma che diventerà inaccettabile nel momento in cui si troverà a fare i conti con il giudizio di una società tutt’altro che pronta a convivere con una diversità dalle proporzioni, per essa, inaudite.