Da tempo era ormai nell'aria. Lo si capiva da tante cose. La mia prolungata assenza da questo blog è solo una di quelle. C'è in realtà una sorta di disagio che ancora adesso faccio fatica a spiegarmi, ma che non posso continuare a ignorare.
Un disagio che inizia la mattina presto quando, immerso nel traffico della Vigevanese, il solito traffico inesorabilmente lento, neanche fosse un film cecoslovacco con i sottotitoli in tedesco, mi ritrovo a
buttare l'occhio sullo smartphone, alla ricerca dei nuovi emozionanti articoli
pubblicati in giro per gli altri blog, articoli che mi riprometto di leggere al
più presto, pur conscio che quel "presto" non potrà realizzarsi, forse, se non dopo una decina di ore.
Il tempo, ecco, forse è quello il problema. Ma nemmeno posso sempre addebitare al tempo le responsabilità che mi appartengono. Il problema è forse più vasto. La voglia, la stanchezza, la pressione continua a cui vengo sottoposto dal momento in cui apro gli occhi al momento in cui li richiudo.
Quando ho aperto questo blog un po' già lo sapevo che sarebbe stata un'avventura difficile. In quel primo post, risalente a quasi due anni fa, scrissi che Obsploitation sarebbe rimasto un blog di nicchia, subordinato a quello principale; scrissi che Obsploitation non avrebbe sottratto spazio alcuno a Obsidian Mirror, così come non gli avrebbe rubato del tempo. Non avevo però fatto i conti con tutto il resto.